Con la stagione autunnale arrivano sulle nostre tavole le castagne e marroni, frutti che su tutto l’arco della pedemontana veneta crescono in abbondanza. L’Unione Europea ha riconosciuto ai marroni veneti addirittura ben tre attestazioni di qualità, due Indicazioni Geografiche Protette e una Denominazione di Origine Protetta. Si tratta dei Marroni di Combai IGP, dei Marroni del Monfenera IGP e dei Marroni di San Zeno DOP. Ed è proprio a quest’ultima Denominazione che Veneto Agricoltura Channel, il canale multimediale dell’agenzia regionale, ha dedicato l’ultima puntata del fortunato Viaggio tra le DOP e le IGP del Veneto (tutte le puntate sono disponibili sul canale YouTube di Veneto Agricoltura), annunciando che le altre due Denominazioni saranno presentate nelle prossime settimane.

Tutto questo in attesa del Festival delle DOP 2021, in programma il prossimo 24 ottobre a Godega di Sant’Urbano, dove tra le altre DOP e IGP venete in esposizione e degustazione ci saranno anche i Marroni regionali accompagnati da una grande rostidora.

“Il Marrone di San Zeno DOP –ha sottolineato Simone Campagnari presidente del Consorzio di Tutela– viene prodotto in un’area comprendente parte dei Comuni di Brentino Belluno, Brenzone, Caprino Veronese, Costermano, Ferrara di Monte Baldo e San Zeno di Montagna, in provincia di Verona. E’ interessante ricordare che nella comunità montana del Monte Baldo la castanicoltura ha rappresentato nei secoli passati una risorsa economica molto importante: basti pensare che i primi riferimenti storici sulla coltivazione del castagno in questo territorio risalgono al Medioevo”.

E’ però a partire dagli anni Venti del secolo scorso che la coltura e la cultura del castano ha intrapreso la via di una produzione più razionale e attenta, che ha portato ad una produzione media annua che varia dai 200 ai 400 quintali a seconda dell’andamento dell’annata.

Come da disciplinare di produzione, i castagneti del Marrone di San Zeno DOP devono essere localizzati tra i 250 e i 900 metri s.l.m., mentre la raccolta può essere effettuata a mano o con mezzi meccanici idonei, tali da salvaguardare l’integrità sia della pianta che dei frutti.

Tutti questi aspetti vengono ben analizzati nella scheda tecnica che accompagna la puntata di VenetoAgricolturaChannel, come per esempio le fasi che precedono la commercializzazione dei frutti, che vengono sottoposti alle tradizionali tecniche di conservazione quali la “novena” e la “rissara”. Nello specifico, la “novena” consiste nel prolungare la cosiddetta “cura dell’acqua”, tenendo in immersione i frutti per nove giorni, cambiando parte o tutta l’acqua ogni due giorni, senza aggiunta di nessun additivo; mentre la “rissara” consiste nell’accumulare all’aperto i frutti e i ricci per 8-15 giorni.

Il Marrone di San Zeno DOP presenta una pezzatura medio-grossa e una buccia esterna di colore marrone chiaro, sottile, lucida con striature più scure. La polpa è di colore giallo paglierino, lievemente corrugata, pastosa e gradevolmente dolce.

Il Marrone di San Zeno DOP può essere consumato fresco, arrostito o lessato, oppure trasformato. Può essere impiegato anche per la preparazione di dolci come il castagnaccio o per ottenere pane, pasta e polenta. Si accompagna ottimamente con alcuni famosi vini veronesi quali il Bardolino – in particolare nella versione Novello – o il Recioto. Il piatto più caratteristico che prevede l’impiego del Marrone di San Zeno DOP è comunque il minestrone di marroni, variante montanara della classica zuppa di fagioli veneta.

Ricordiamo, infine, che il Marrone di San Zeno DOP è ricco di amido e apporta al nostro organismo un buon contenuto di calorie, proteine, sali minerali e vitamine. È dunque un prodotto nutriente, energetico e sano.