Recepimento della nuova Direttiva (2020/2184/Ue) sulle acque potabili, transizione ecologica e Recovery: a questi due elementi è stato dedicato il webinar organizzato oggi da Utilitalia,la federazione nazionale che riunisce oltre 500 aziende pubbliche italiane operanti nei servizi pubblici idrici, ambientali ed energetici e della quale Confservizi Veneto è espressione regionale.

I due temi sono stati affrontati perché le aziende che si occupano del servizio idrico integrato si trovano di fronte a sfide e obiettivi sempre più complessi: mitigare i cambiamenti climatici, contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile; in particolare il numero 6 dei 17 goal, cioè garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie.

“In quest’ottica –è stato spiegato- i fondi del Next Generation EU e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono un’occasione assolutamente da non perdere se il nostro Paese vuole realizzare quel salto necessario alla transizione ecologica del Servizio idrico integrato al quale spetta un ruolo chiave nella gestione”.

Secondo Utilitalia è necessario “preservare o meglio incrementare i fondi per gli investimenti sull’idrico che erano previsti nella bozza di Pnrr di gennaio 202, con un fabbisogno da noi stimato di investimenti pre-Covid di 30 miliardi, e progettualità delle associate già rispondenti ai requisiti per la finanziabilità attraverso 14 miliardi. L’orizzonte della Commissione Ue investe temi di più ampio respiro, dalla sostenibilità ambientale declinata in vario modo all’efficienza espressa dal gestore del servizio idrico, dalla comunicazione e trasparenza nei confronti dei cittadini alla stessa solidarietà sociale”.

All’evento hanno partecipato Pasqualino Rossi del ministero della Salute (Direzione prevenzione del rischio chimico, fisico e biologico e promozione della salute ambientale, tutela salute e sicurezza nei luoghi di lavoro), Luca Lucentini, direttore del Reparto di qualità dell’acqua e salute dell’Istituto Superiore di Sanità, Andrea Guerrini (componente del collegio Arera), Stefano Cetti (coordinatore commissione acque potabili di Utilitalia) e Tania Tellini di Utilitalia.

Obiettivo della nuova direttiva è la tutela della salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano. Un concetto –è stato spiegato– che viene rafforzato non solo rivedendo i parametri esistenti ed i loro valori ma anche attraverso l’armonizzazione degli standard relativi ai materiali a contatto con l’acqua potabile nonché l’introduzione di un approccio basato sul rischio. Attenzione particolare è stata dedicata alle misure necessarie per migliorare o mantenere l’accesso di tutti alle acque destinate al consumo umano e per garantire la disponibilità di informazioni adeguate e aggiornate al pubblico.

Concetto insito nella Direttiva è anche quello di aumentare e migliorare la fiducia dei cittadini nell’acqua di rubinetto diminuendo la produzione di rifiuti derivanti dal consumo di acqua confezionata. Inoltre affronta anche il tema delle perdite idriche, promuovendo un percorso di conoscenza e miglioramento dell’efficienza del sistema di distribuzione.

Introduce una serie di modifiche tra cui l’aggiornamento degli standard qualitativi dell’acqua, ponendo dei limiti più severi per i contaminanti, così da rendere l’acqua potabile ancora più sicura, tenendo conto delle nuove sostanze inquinanti. I cinque assi portanti della Direttiva europea – su cui gli Stati membri sono tenuti a dare il proprio contributo nella fase di recepimento – sono: maggiore sicurezza dell’acqua (concentrandosi anche per esempio su microplastiche e interferenti endocrini); certificazione dei materiali a contatto con l’acqua; tutela della risorsa basata sull’approccio preventivo; accesso all’acqua destinata al consumo umano e promozione del consumo dell’acqua di rubinetto; accesso alle informazioni ambientali.