Analisi del trattamento, grazie a una valutazione delle strategie impiantistiche per i rifiuti urbani residui e per la frazione organica, e della raccolta attraverso il contributo del rendimento ambientale complessivo di un sistema integrato. E’ questo il cuore del webinar ‘Comparazione ambientale di scenari di sviluppo infrastrutturale nella gestione dei rifiuti’ tenutosi ieri mattina e organizzato da Utilitalia, la federazione nazionale che riunisce oltre 500 aziende pubbliche italiane operanti nei servizi pubblici idrici, ambientali ed energetici e della quale Confservizi Veneto è espressione regionale.

I lavori prevedevano la presentazione da parte di Utilitalia uno studio scientifico che analizza la gestione dei rifiuti urbani considerata nel suo insieme e confrontando strategie per ottimizzare il recupero di materia ed energia ed elevare il rendimento ambientale.

L’evento è stato moderato da Tania Tellini coordinatrice del settore acqua di Utilitalia. Sono intervenuti Simonetta Tunesi esperta di consulenza strategica ambientale che ha presentato lo studio, Arianna Lovera senior program officer del Forum per la Finanza sostenibile, Laura D’Aprile direttrice generale per l’Economia circolare del ministero dell’Ambiente e il vicepresidente di Utilitalia Filippo Brandolini.

Il nucleo dell’evento è stato presentare uno specifico studio di Utilitalia con l’obiettivo mettere in evidenza la gestione dei rifiuti urbani considerata nel suo insieme confrontando le strategie per ottimizzare il recupero di materia ed energia ed elevare il rendimento ambientale per rispondere alle esigenze specifiche di un territorio.

Lo studio, che è il frutto di un lavoro lungo due anni e di una ricerca da parte della società inglese ERM, si basa sull’utilizzo dell’analisi del ciclo di Vita (Life cycle analysis – Lca). Inoltre, fornisce uno strumento di dialogo tra aziende e istituzioni per la pianificazione strategica dei rifiuti, in particolare per la scelta degli impianti da realizzare. Tra l’altro lo studio, che ha un approccio scientifico e non intende stilare una classifica delle varie pratiche, punta a valutare, per esempio, il rendimento ambientale di compostaggio e digestione anaerobica nel trattamento delle frazioni organiche da raccolta differenziata.

“Quando ci approcciamo ai temi della tassonomia e dei 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite –ha osservato Brandolini– così come al tema più specifico dei rifiuti dobbiamo avere una visione globale. Non è detto che il perseguimento di un obiettivo non produca effetti collaterali rispetto a un altro, per esempio tra la lotta alle diseguaglianze sociale e quello dei cambiamenti climatici. Per riuscire a declinare tutti questi obiettivi e per intervenire sulla complessità occorre quindi la politica. Il messaggio che vorremmo lanciare è di ‘evitare le semplificazioni’, cioè evitare di raccontare soltanto quello che fa comodo; è assolutamente indispensabile per affrontare la complessità che abbiamo di fronte.  In tale senso questo studio non è la conclusione di un percorso né un punto di arrivo bensì un punto di partenza per riportare al centro del dibattito la complessità di questi temi da un punto di vista tecnico e non ideologico. “Dopo 20 anni di dibattito incentrato principalmente sul modello di raccolta differenziata da adottare -ha aggiunto il vicepresidente di Utilitala-, dobbiamo prendere decisioni urgenti e fare scelte coraggiose, cercando di recuperare un gap che se possibile è anche aumentato in questi anni; un divario sia culturale che industriale, oltre che di organizzazione e dotazione impiantistica. Abbiamo degli scenari di riferimento sulla base dei quali orientare le decisioni: il Programma nazionale di Gestione dei Rifiuti, il Piano Energia e Clima e la Tassonomia”.

“Dobbiamo essere consapevoli –ha continua Brandolini- che la gestione dei rifiuti è parte dell’economia circolare, ma questa  innanzitutto si può verificare o meno con l’immissione dei prodotti nel mercato, e quindi dalla loro progettazione, dall’eco-design, dalla loro riutilizzabilità o riciclabilità Nello studio presentato oggi, che punta a individuare qual è la soluzione migliore per la gestione dei rifiuti,  è stato evidenziato un passaggio  fondamentale ovvero che la strategia del recupero energetico determina il rendimento ambientale di un sistema di gestione; in altre parole se non abbiamo chiaro come risolviamo il problema di quei rifiuti non riutilizzabili e non riciclabili rischiamo di ostacolare e rendere più difficile tutto il processo”.

Per via dei dati reali e di benchmark gli scenari studiati sono affidabili e allineati alle esigenze, nonché ai target del prossimo futuro, sia dal punto di vista della raccolta differenziata (posta al 75%), sia rispetto alla necessità di decarbonizzazione; nodo che per la finanza sostenibile diventa sempre più importante insieme con l’efficienza energetica, tanto che la Banca europea per gli investimenti, la Bei, ha posto dei limiti molto ambiziosi sulle emissioni di gas serra, pari a 250 grammi di CO2 per kilowattora (kwh) di energia. L’analisi degli impatti ambientali è oltre che un’urgenza in linea con quanto condiviso in Europa e con gli impegni internazionali anche un’opportunità.

Poi, ha rileva Brandolini toccando tre argomenti quali discariche, organico, viaggi extra-regionali, plastica:  “Le discariche rimarranno indispensabili ma devono svolgere un ruolo residuale, dovranno essere impianti specialistici, ben distribuiti sul territorio nazionale e che per essere efficienti non abbiano bacini. Per il rispetto dei target di economia circolare, occuparsi delle discariche è una priorità e conseguentemente, come evidenziato dallo studio, va limitato il ricorso a impianti intermedi come i TMB. Poi è necessario fare una scelta sul trattamento dell’organico, per il quale abbiamo stimato che al 2035 servono capacità impiantistiche aggiuntive per circa 3,2 milioni di tonnellate di rifiuti. Occorre inoltre recuperare e reinterpretare il principio di prossimità. Abbiamo visto che il trasporto dei rifiuti non è indifferente rispetto agli impatti ambientali; oggi 2,7 milioni di tonnellate di rifiuti vanno dalle regioni centro-meridionali a quelle settentrionali. Infine, il tema della plastica; penso che l’emergenza sanitaria ci stia insegnando qualcosa e che, forse, una valutazione debba essere fatta, dalla fase di produzione a quella di smaltimento passando per quella dell’utilizzo, dal momento che la plastica può avere delle funzioni anche ambientali; soprattutto dobbiamo fare in modo che una volta utilizzata sia raccolta e gestita correttamente. Su questo il sistema di imprese che fa riferimento a Utilitalia sta studiando le possibilità del riciclo chimico che è complementare al riciclo meccanico che, comunque, può essere migliorato e peraltro analogamente ad altre tipologie impiantistiche dovrebbe avere una distribuzione più equilibrata su tutto il territorio nazionale”.