Utilitalia e il Commissario Unico per la Depurazione uniti contro le infrazioni comunitarie: lo prevede un protocollo d’intesa sottoscritto tra la Struttura guidata da Maurizio Giugni, nominata per superare le procedure nei confronti dell’Italia in campo fognario-depurativo e la federazione nazionale che riunisce oltre 500 aziende pubbliche italiane operanti nei servizi pubblici idrici, ambientali ed energetici e della quale Confservizi Veneto è espressione regionale.

Nell’atto, sottoscritto dal commissario Giugni e dal direttore generale di Utilitalia Giordano Colarullo, si prevede “la realizzazione congiunta, per quanto di rispettiva competenza, di attività mirate a sostenere la realizzazione degli interventi necessari al superamento delle infrazioni comunitarie in tema di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue”.

La collaborazione sarà organizzata attraverso un tavolo di coordinamento e potrà prevedere la realizzazione di studi congiunti rivolti “allo sviluppo dell’industria di settore idrico ed al monitoraggio dell’evoluzione del settore”. Il Responsabile del protocollo per Utilitalia è la coordinatrice delle attivita` per il Settore acqua Tania Tellini, mentre per la Struttura è il subcommissario Stefano Vaccari.

“Questa intesa –ha spiegato il commissario Giugni– ci consente di lavorare assieme a un soggetto autorevole e rappresentativo, studiando soluzioni a un limite italiano che pesa sull’ambiente, l’economia, le prospettive di sviluppo. La sfida è comune: quella di un servizio Idrico Integrato in cui emergano efficienza e innovazione. E’ dunque strategica l’alleanza tra chi lavora quotidianamente, seppur con diverse responsabilità, in una realtà tanto complessa”.

“Con il Commissario Unico per la Depurazione –ha spiega il direttore generale Colarullo– ci accomuna la volontà di velocizzare gli iter di realizzazione delle opere necessarie all’uscita del Paese dalle infrazioni dell’UE. Attraverso il protocollo, metteremo a fattore comune le rispettive esperienze per individuare le migliori tecnologie per promuovere l’economia circolare anche in questa fase del ciclo idrico integrato. Sarà inoltre fondamentale lavorare, soprattutto al Sud, per l’individuazione di soggetti industriali in grado di gestire con efficienza le opere realizzate”.

Sono quattro, oggi, le procedure d’infrazione aperte nei confronti dell’Italia per la violazione della direttiva Ue sulle acque reflue urbane. La Corte di Giustizia ha condannato il Paese per la procedura 2004/2034 (sentenza C-565/10, già in sanzione pecuniaria) sui centri urbani oltre i quindicimila abitanti, prevalentemente dislocati in Sicilia, e per la 2009/2034 (sentenza C-85/13) riferita alle aree sensibili. Altre due procedure sono in discussione con la Ue (la 2014/2059 e la 2017/2181) e prevedono oltre 600 interventi in tredici Regioni italiane, per la metà delle quali il Commissario svolgerà il ruolo di Soggetto attuatore.