Il Gruppo Veritas interviene ancora una volta sull’impianto di Fusina gestito dalla controllata Ecoprogetto, sulla gestione dei rifiuti e sul cosiddetto Css ovvero il combustibile solido secondario che si ricava dalla lavorazione dei rifiuti non pericolosi. Di seguito le puntualizzazioni della società veneziana.

Le affermazioni contenute nell’ultimo volantino/manifesto prodotto da 12 tra comitati e associazioni sulla questione dell’impianto di Fusina sono false, inaccettabili, irresponsabili e certo non vanno nel senso della tutela della salute delle persone e dell’ambiente.

Prima falsità. Non è assolutamente vero, come c’è scritto, che Veritas “chiede di poter lavorare fino a 450.000 tonnellate di rifiuto urbano residuo, il che significa produrre fino a 150.000 tonnellate di Css (Combustibile solido secondario). Un aumento del 174%”.

Veritas ribadisce che i numeri non sono questi e mai lo saranno. L’impianto di produzione di Css dal rifiuto secco residuo (quello che resta dopo che i cittadini prima e la tecnologia poi hanno separato i materiali riciclabili e riutilizzabili) è da oltre 10 anni autorizzato dalla Regione Veneto al trattamento di 258.500 di tonnellate/anno di rifiuto secco residuo.

Questa quantità è riferita al momento dell’autorizzazione, quando le differenziate non erano così spinte come adesso, e non è mai più stata raggiunta dopo l’ottimo incremento delle differenziate fatto registrare negli ultimi anni.

Infatti, nelle raccolte della nostra provincia questo rifiuto secco non esiste più e Veritas non lo hai mai cercato (né ha intenzione di farlo) fuori dal proprio territorio.

Lo scorso anno, grazie all’aumento delle differenziate (70,74% la media del territorio di Veritas, +7,35% rispetto al 2015) e alla conseguente diminuzione del secco (152.490 tonnellate nel 2019, -8,78% in 5 anni), sono state prodotte circa 60.000 tonnellate di Css.

E sono quelle che Veritas, attraverso la controllata Ecoprogetto Venezia, chiede di poter trasformare direttamente in energia nell’impianto (peraltro già autorizzato nel 2017 dalla Regione Veneto) che ora utilizza biomassa legnosa vergine e legno non riciclabile.

Seconda falsità. Dicono i comitati e le associazioni che Veritas “chiede di poter bruciare circa 300.000 tonnellate/anno di rifiuti anche pericolosi su tre linee di incenerimento e in particolare: Css, legno derivato da rifiuti urbani e speciali, fanghi essiccati di depuratori civili e percolati di discarica”.

Le quantità non sono queste e le linee non sono tre, perché la terza (l’unica non già autorizzata dalla Regione) servirà solo per essiccare i fanghi da depurazione civile e funzionerà come backup in caso di manutenzione o fermo di una delle altre due linee.

Veritas, infatti, non ha chiesto – né ha intenzione di farlo – alcun aumento della potenza dei due impianti già autorizzati che quindi, anche volendo, non sarebbero in grado di utilizzare quelle quantità di materiali.

Terza falsità. Nel volantino/manifesto c’è scritto: “Inceneritore con potenza di 67,9 Mw termici, funzionante 8.000 ore/anno, organizzato su tre linee. Rifiuti da bruciare: fino a 150.000 tonnellate/anno di Css; fino a 120.000 tonnellate/anno di biomassa legnosa derivata da rifiuti urbani e speciali; fino a 30.000 tonnellate/anno di fanghi secchi; fino a 14.000 tonnellate/anno di percolati di discariche essiccati. Ingresso rifiuti all’impianto, da 258.500 a 450.000 tonnellate/anno. Produzione di Css da 60.000 tonnellate (dato attuale) a 150.000 tonnellate/anno”.

Il totale è frutto di una fantasiosa interpretazione ma soprattutto di un’impossibile addizione tra quantità che non invece non sono sommabili. Veritas non ha chiesto alcun aumento di potenza delle linee già autorizzate (20 e 27,8 Mw termici) e la presenza della terza linea richiesta (20 Mw termici) non influirà sulla potenza massima autorizzata, perché non entrerà mai in funzione contemporaneamente alle altre due.

Una semplice operazione aritmetica consente a chiunque di capire che la potenza complessiva già autorizzata di 47,8 Mw termici non potrà mai essere superata.

Le quantità indicate da comitati e associazioni sono sbagliate perché sono sommate, mentre in realtà sono alternative. Significa che la potenza annua dell’impianto può essere esaurita utilizzando tutte le 60.000 tonnellate di Css oppure (in caso di ulteriore calo della produzione di rifiuto secco residuo), sostituendole in parte con fanghi da depurazione civile essiccati o legno non riciclabile, senza comunque mai superare la capacità massima di 47,8 Mw termici.

Inoltre, chi parla e scrive di emissioni e inquinamento finge di dimenticare che andranno a recupero energetico le stesse 60.000 tonnellate di Css che fino a un paio di anni fa venivano cedute ad Enel per l’utilizzo nella centrale a carbone.

Quindi, rimarranno inalterate le emissioni prodotte da Veritas con il Css o con altro materiale, fino ad arrivare alla potenza autorizzata di 47,8 Mw termici.

Ora – come noto – la quantità di Css conferita a Enel è molto inferiore (meno di 20.000 tonnellate nel 2019) e le prospettive sono di una drastica riduzione, fino ad arrivare all’azzeramento nel 2023.

Alternative sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico a questo modo di trattare i rifiuti non esistono, se non inviandoli in discarica o in impianti simili in altri territori, con costi crescenti destinati a ricadere sulle bollette dei cittadini.