Il presidente di Veritas Vladimiro Agostini è intervenuto sull’impianto di Fusina e in particolare sul cosiddetto Css ovvero il Combustibile solido secondario che si ricava dalla lavorazione dei rifiuti non pericolosi. Di seguito il suo commento.

Ancora una volta – quando si parla della richiesta di Veritas di ricavare direttamente energia dal Css prodotto a Fusina – associazioni e alcuni partiti (uno in particolare) raccontano una realtà che tale non è. Veritas l’ha detto più volte e qui lo ribadisce: nel nostro territorio (la provincia di Venezia e il Comune di Mogliano Veneto) si registra la più alta percentuale di differenziata tra le Città metropolitane italiane (68,5%). Il dato – certificato da Ispra – è in continua crescita, dal momento che la media dello scorso ottobre è arrivata al 70,97%.

Inoltre, come Legambiente dichiarerà nei prossimi giorni, in questo territorio la quantità di rifiuto secco raccolta è in calo. Dunque, i pur encomiabili appelli a migliorare la differenziata e a ridurre la produzione di rifiuti risultano superflui perché – grazie ai cittadini, alle Amministrazioni comunali e a Veritas – nel nostro territorio questo è già realtà. Allo stesso modo, risulta stonata ogni attribuzione di paternità di questi risultati.

Tuttavia, mi vedo ancora costretto a ribadire che Veritas non ha alcuna intenzione – e tra l’altro non può – di aumentare la capacità dell’impianto di Fusina. Le due linee (già autorizzate nel 2017 dalla Regione del Veneto) hanno una potenza nominale massima complessiva di 49,7 MWt termici e questa continueranno ad avere. E’ dunque materialmente impossibile che a Fusina sorga il più grande inceneritore del Veneto, come continuano a ripetere non solo i comitati.

Inoltre, non sono previsti arrivi di rifiuto secco (da trasformare poi in Css) diversi rispetto agli attuali. Attualmente gli impianti sono autorizzati a ricevere 258.000 tonnellate di rifiuto secco, ma ne trattano da diversi anni solo le 150.000 raccolte nel nostro territorio, che dopo il trattamento diventano 60.000 tonnellate di Css.

Questa quantità e l’attuale autorizzazione rappresentano per i cittadini la garanzia che Veritas non è interessata a portare a combustione diretta più del Css prodotto, anche perché questa è la capacità tecnica degli impianti.

60.000 tonnellate rappresentano quanto dovrebbe andare a co-combustione insieme al carbone nella vicina centrale Enel, per produrre energia elettrica. Questo però adesso non avviene, perché la centrale ha ridotto l’attività ed Enel ha comunicato che entro il 2023 sarà riconvertita.

Il Css che Enel non utilizza nella centrale Palladio attualmente finisce in impianti all’estero, con un sicuro aumento della tariffa di smaltimento, quindi dei costi del servizio e della bolletta dei rifiuti che pagano i cittadini.

Viceversa, il progetto di Veritas di sostituire con il Css la biomassa legnosa vergine attualmente utilizzata per produrre energia consentirebbe di contenere e addirittura ridurre i costi di smaltimento perché si basa sull’autoproduzione elettrica e sull’estrazione di materiali da riciclare.

Qualcuno sostiene poi che questo impianto richiederà pesanti investimenti, che obbligherebbero Veritas ad aumentare la produzione di Css, rinunciando quindi alle politiche di riduzione dei rifiuti e di aumento della differenziata. Niente di più sbagliato: l’investimento per l’impianto sarebbe ripagato esclusivamente con i minori costi derivati dal mancato conferimento all’estero del Css prodotto”.

Vladimiro Agostini
Presdiente Varitas