Veritas ha comunicato nuove precisazioni sull’impianto di Fusina, specificando che non ci sarà alcun aumento di emissioni in atmosfera, qualora la Regione del Veneto autorizzasse la controllata Ecoprogetto a sostituire la biomassa vergine attualmente autorizzata (legno e ramaglie) con il Combustibile solido secondario (Css), che la stessa Ecoprogetto ottine nell’impianto in questione dal trattamento dei rifiuto secco.

Il progetto, attualmente sottoposto a procedura di valutazione di impatto ambientale regionale, prevede infatti la sostituzione del materiale per l’alimentazione dell’impianto che produce energia per l’autofunzionamento. L’impianto attualmente funzionante, autorizzato dalla Giunta regionale con delibera 1881 del 22/11/2017, è strutturato su due linee, con capacità termica di 20 MWt e 27,9 MWt. L’unica modifica impiantistica richiesta da Veritas rispetto all’esistente riguarda la realizzazione della terza linea (con capacità termica di 20 MWt) che servirà esclusivamente per asciugare i fanghi da depurazione civile,  in pratica gli scarichi di casa, che attualmente finiscono in discarica, soluzione certamente poco sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico.

Le tre linee, una volta realizzate, non saranno mai in funzione contemporaneamente, anche perché la capacità termica massima autorizzata già due anni fa, e della quale Veritas non ha chiesto l’aumento, rimane di 49,7 MWt. Inoltre, le emissioni della terza linea dovranno sottostare agli stessi limiti previsti per la prima, dal momento che la capacità termica di entrambi è di 20 MWt. Per quanto riguarda invece l’emissione di polveri, le maniche che saranno installate sulla linea 1, e sulle linee 2 e 3 una volta realizzate,  sono in grado di abbattere completamente PM10, PM5 e PM2,5. L’abbattimento del PM1 sarà invece del 99,995%, quindi praticamente totale.

Veritas ha ribadito, inoltre, che l’operazione ha l’unico scopo di mettere il territorio servito al riparo da possibili emergenze in campo ambientale legate ai rifiuti, dovute alla drastica riduzione del conferimento di Css alla centrale termoelettrica Andrea Palladio dell’Enel e alla ormai prossima riconversione di quell’impianto. Già adesso, l’azienda veneziana deve conferire all’estero, in impianti autorizzati, il Css non utilizzato da Enel, con un evidente aggravio di costi. Una volta ottenuta l’autorizzazione dalla Regione, per produrre energia la società potrà quindi utilizzare solo Css oppure integrare con fanghi da depurazione civile e biomassa legnosa vergine, fino ad arrivare alla capacità termica autorizzata.