Taglio del nastro questa mattina per il nuovo depuratore di Sant’Apollinare. L’impianto, oggetto di un intervento costato oltre 5 milioni di euro, vede ora più che raddoppiate le sue potenzialità. Un solo impianto, moderno e più grande, che servirà in modo efficiente la città di Rovigo, per una migliore tutela ambientale: potrà coprire infatti il fabbisogno di un bacino di 74.500 abitanti equivalenti. Verrà invece dismesso il vecchio impianto di depurazione di viale Porta Po.

Finora, infatti, le acque di scarico dell’intero territorio comunale di Rovigo venivano trattate da due depuratori, quello di Sant’Apollinare (costruito a fine anni ’90) per una potenzialità di circa 35.000 abitanti equivalenti e quello di viale Porta Po per circa 39.500 abitanti equivalenti. Una configurazione non più rispondente ai migliori standard di efficienza e tutela ambientale: da ciò la decisione di aumentare la potenzialità del depuratore di Sant’Apollinare e di mandare invece “in pensione” l’impianto di Porta Po, realizzato a fine anni ’70 e ormai vetusto. Quest’ultimo impianto, inoltre, a seguito dello sviluppo del tessuto urbano, si trovava ormai troppo a ridosso dell’abitato, il che ha comportato vincoli da rispettare per le nuove costruzioni oltre al disagio per i residenti legato agli odori.

«L’intervento che oggi inauguriamo è particolarmente importante per la città di Rovigo» dichiara il Sindaco di Rovigo e vicepresidente di Acquevenete, Massimo Bergamin «perché permetterà di raggiungere migliori standard di tutela ambientale e liberare il tessuto urbano dai disagi legati alla presenza del vecchio depuratore. Quello della depurazione è un settore cruciale per gli investimenti nel settore idrico, forse meno conosciuto dai cittadini ma essenziale e strategico, perché dal buon funzionamento della depurazione dipende la qualità dell’acqua che restituiamo all’ambiente dopo averla utilizzata».

«Acquevenete» sottolinea il presidente del gestore idrico, Piergiorgio Cortelazzo «solo nel settore ambientale, che coinvolge fognatura e depurazione, investirà nel 2018 oltre 9 milioni e mezzo di euro, sul totale di 29 milioni di euro di investimenti programmati per nuove opere. Sono numeri» conclude Cortelazzo «che testimoniano l’impegno di Acquevenete a tenere premuto l’acceleratore sugli investimenti, per migliorare la tutela dell’ambiente, mantenere in efficienza il nostro patrimonio di impianti e condotte e dare un servizio sempre migliore ai cittadini».

L’importo complessivo del progetto è stato di 5.290.000 euro e l’intervento ha beneficiato di un contributo della Regione Veneto per 3.700.000 euro.

Dal punto di vista tecnico, il progetto completato ha visto la realizzazione di una nuova sezione pretrattamenti; il potenziamento del comparto biologico con la realizzazione di un nuovo bacino profondo per i trattamenti di denitrificazione e ossidazione-nitrificazione e con l’adeguamento dell’esistente; la costruzione di un nuovo manufatto di ricircolo dei fanghi. È stata inoltre potenziata la sedimentazione finale con la realizzazione di un nuovo sedimentatore circolare e l’ammodernamento del comparto di disidratazione, grazie all’installazione di una nuova centrifuga in aggiunta alla nastro-pressa già presente. L’effluente depurato biologicamente viene ora disinfettato mediante un sistema a raggi UV, lasciando all’acido peracetico la funzione di intervento in emergenza. Anche il sollevamento finale è stato oggetto di rinnovamento, con ampliamento del manufatto e potenziamento dello stesso con nuove pompe, un nuovo collettore di scarico e un nuovo manufatto di restituzione in Canal Bianco, oltre a varie opere accessorie. A garanzia della continuità di funzionamento, anche in assenza di alimentazione dalla rete elettrica, è stato aggiunto un secondo gruppo elettrogeno. Al fine di assicurare costantemente un corretto funzionamento dell’intero processo depurativo, è stato installato un sistema di monitoraggio in continuo dei principali parametri biologici sul refluo depurato.

Infine, va ricordato che ora l’impianto dispone di un sistema computerizzato di gestione in grado di monitorare in continuo il processo e adattare in tempo reale i parametri di funzionamento per il raggiungimento delle migliori prestazioni ambientali. Tale sistema è visualizzabile e gestibile anche in remoto.

Una volta dismesso, l’impianto di depurazione di via Porta Po, a parte il comparto di sollevamento delle acque reflue, verrà interamente restituito al Comune di Rovigo.

L’intervento concluso rappresenta il primo stralcio funzionale di un progetto più ampio, che prevede la progressiva dismissione degli impianti di depurazione di dimensioni minori dislocati nelle frazioni. Sempre nell’ottica di una migliore tutela dell’ambiente, con successivi stralci finalizzati a ulteriori aumenti della potenzialità del depuratore si potrà arrivare a servire 144.000 abitanti equivalenti. In questo modo sarà possibile razionalizzare la gestione del servizio, convogliando in un unico impianto i depuratori dei Comuni limitrofi, Arquà Polesine, Costa di Rovigo, San Martino di Venezze e Villamarzana, che potranno a loro volta essere dismessi.