Manca una chiara norma che definisca la tariffa un corrispettivo e non una tassa – Si riduce sempre più la possibilità di introdurre sistemi di applicazione del principio europeo “chi inquina paga” – Necessario evitare contenziosi giudiziari costosi quanto dannosi per cittadini e aziende – Sarà presentata una proposta di legge – Ogni famiglia del Nord Italia spende mediamente 150 euro in meno per i rifiuti

Confservizi Veneto, assieme ad altri associati, con una lettera ad ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) chiede all’Autorità di affrontare in tempi brevi il tema del pagamento del servizio di igiene urbana attraverso la tariffa puntuale (TARIP) con l’applicazione del principio “chi Inquina paga”. Quello verso l’Authority è il primo passo di Confservizi Veneto per formulare una specifica proposta di legge.

Solo 321 Comuni in Italia applicano oggi la misurazione puntuale, e se di questi oltre la metà (ben 175) sono in Veneto è perché in questa regione, più che altre parti, si è voluto rispondere e rispettare le aspettative dell’utente di vedere la propria tariffa rifiuti commisurata in base al proprio comportamento.

Tuttavia, senza una chiara norma che definisca la tariffa puntuale un corrispettivo e non una tassa, punto su cui il Ministero non ha potuto intervenire in maniera risolutiva, si riduce sempre più la possibilità di introdurre sistemi di applicazione del principio europeo “chi inquina paga” con, quindi, la prospettiva di applicare la tassa rifiuti con la necessaria equità.

Da quando il Parlamento e il Governo hanno introdotto prima la TARES e poi la TARI, hanno di fatto consacrato la natura tributaria del pagamento del servizio di igiene urbana utilizzando come sistema di ripartizione dei costi i metri quadri e il numero dei componenti dei nuclei famigliari residenti.

In questo modo la TARI, basata appunto su criteri patrimoniali (superfici occupate o detenute o di proprietà), è una tassa inventata dal Parlamento e dal Governo e non dai Comuni italiani, ai quali, invece, viene chiesto di organizzare i servizi per aumentare la differenziata e ottenere un migliore ed effettivo riciclo sia per ragioni economiche sia per evidenti ragioni ambientali. La TARI non è collegata, se non indirettamente, ai comportamenti individuali degli utenti.

Un criterio certamente lontanissimo da un più equo sistema di misurazione basato anche sulle quantità di rifiuti prodotte, stimolando comportamenti virtuosi.

Infatti le famiglie e le imprese, chiedono sempre più a gran voce un modello di tariffazione più equo e misurabile così da poter dimostrare di poter ridurre i rifiuti anche attraverso una corretta separazione dei materiali recuperabili.

Confservizi Veneto, come rappresentante delle aziende attive nei servizi di igiene ambientale – solleva ancora una volta questo irrisolto problema, nella speranza che il nuovo soggetto Regolatore ARERA assieme al Legislatore se ne facciano carico. È urgente sia rispettare le richieste dei cittadini per una maggiore equità nella definizione dei costi dei servizi sia risolvere le questioni sorte con le sentenze “IVA su TIA” anch’esse collegate a questo rilevante argomento per il quale il Parlamento uscente aveva promesso, invano, una soluzione in grado di evitare contenziosi giudiziari costosi quanto dannosi per cittadini e aziende.

E’ anche stato evidenziato il divario tra il Sud Italia fermo al 38 per cento di raccolta differenziata rispetto al 64 per cento del Nord, che vede leader proprio il Veneto con oltre il 67 per cento. Questo, tra l’altro, comporta che il costo medio è nel Nord inferiore di circa 150 euro per famiglia. Un peso per i cittadini del Centro e del Sud che può essere superato estendendo il virtuoso modello del Nord Italia dove la gestione dei rifiuti è espletata principalmente da aziende a capitale o a controllo pubblico.

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