VIGONZA. «I VelOk non sono né illegali né illegittimi, rispettano tutte le normative in vigore e svolgono una funzione deterrente per la sicurezza stradale che sicuramente salva delle vite. Gli effetti dell’installazione ci sono stati riconosciuti persino dall’Associazione utenti auto, che certo non è tenera con chi fa i controlli sulle strade, e pareri autorevoli delle autorità lo attestano» il direttore di Confservizi Veneto, Nicola Mazzonetto, vuole sgombrare ogni dubbio sulla regolarità dei “bussolotti” arancioni che si incontrano sulle strade di circa 300 comuni italiani, quaranta dei quali nel Veneto. Lo fa in seguito alla pubblicazione di un parere del ministero dei Trasporti che ne mette in discussione la regolarità alla luce del Codice della strada. Nel Padovano sono due i comuni che aderiscono all’iniziativa: Vigonza e Sant’Angelo di Piove.

Sottolinea Mazzonetto: «I box VelOk sono semplici dissuasori e non contengono, di per sé, apparecchiature di sorta, dunque non sono inquadrabili nelle norme del codice della Strada che trattano le tecnologie per la rilevazione della velocità; i cilindri arancioni devono essere segnalati, per questo sulle strade vengono posizionati cartelli che “anticipano” la presenza dei VelOk; rilevazioni della velocità ed eventuali contravvenzioni, presso i box o altrove, devono essere effettuate in presenza di agenti della polizia locale, con apparecchiature omologate e posizionamento di apposito cartello, procedura che dev’essere rispettata dagli Agenti di Polizia municipale. A conferma che l’obiettivo del progetto Noi Sicuri è la sicurezza stradale e non l’incremento delle entrate nelle casse comunali, in ogni comune dove viene attuato il progetto stesso si organizzano iniziative di sensibilizzazione ed informazione della popolazione con apposite serate. I VelOk hanno prodotto un effetto positivo, al punto che spesso sono i cittadini, verificata la diminuzione della velocità tenuta dagli automobilisti e l’incremento della sicurezza sulle strade interessate, che chiedono di estendere l’iniziativa anche ad altre vie rispetto a quelle inizialmente prese a campione nella prima fase sperimentale».

«Ritornando sul parere del funzionario del Ministero» aggiunge Mazzonetto «Maurizio Caprino, uno dei massimi esperti nazionali in sicurezza della strada ed aspetti legali connessi, afferma nella sua rubrica de Il Sole 24 Ore che: “In verità, il ministero ha solo ribadito ciò che era già chiaro a tutti gli addetti ai lavori: quei box sono solo comunissime scatole di plastica (quindi chi le urta uscendo di strada non corre particolari rischi) e, come tali, non hanno bisogno di alcuna omologazione. Anche perché il misuratore di velocità vi sta dentro senza interagire col box: per esempio, la fessura attraverso la quale i sensori dell’apparecchio emettono i loro raggi è aperta, quindi non ci sono lastre di vetro o plastica che possano deviare i raggi falsando la misurazione. Insomma, dal punto di vista sostanziale non c’è alcuna anomalia».

Fonte: Il Mattino di Padova – 14.12.2012